Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo la distanza tra il produttore e il consumatore in agricoltura ha iniziato ad aumentare notevolmente fino a quando le due figure sono diventate divergenti, asettiche e gestite in maniera discriminatoria dalla grande distribuzione.
Il tutto è partito con l'introduzione delle colture intensive, l'inserimento dei pesticidi e trattamenti per aumentare la produttività delle terre nel settore primario e l'uso di additivi, conservanti e coadiuvanti tecnologici, la pastorizzazione, l'uso di packaging di seconda generazione, la surgelazione e il sottovuoto nel settore della trasformazione;
Queste due variabili hanno contribuito ad aumentare la durata dei prodotti consentendone la standardizzazione e la distribuzione sulle lunghe distanze. Questo processo è stato via via incrementato dalle figure di mezzo alla filiera quali distributori, grossisti, GDO attraverso la richiesta di quantitativi maggiori di prodotto, la standardizzazione dei valori intrinsechi e la richiesta di prezzi sempre più bassi. Tali figure hanno preso in mano il dialogo con il consumatore andando a persuaderlo con strategie di marketing dettandone valori, in molti casi, alterati.
Slow Food, della quale condividiamo, filosofia, etica e approcci, suggerisce al consumatore, vero artefice dell'andamento dei mercati, di informarsi, leggere l'etichetta, riflettere e riprendersi il rapporto con il produttore andando ad acquistare direttamente in azienda o servirsi di strumenti diretti per riaccorciare il divario sviluppatosi. Buono, Pulito e Giusto.